E’ il caso del "mal di schiena", che può essere curato attraverso un trattamento manuale della colonna vertebrale senza ricorso a medicine di sorta.
Fra i vari metodi di trattamento manuale della colonna vertebrale, ne figura uno di origine plurisecolare, in Russia e Ucraina, che in epoca recente è stato messo a punto dall’Accademico Nikolaj Andreevich Kassian, accademico delle Scienze dell’Ucraina.
Tale metodo è noto appunto come Metodo del Dr. Kassian e nel corso degli anni è stato rielaborato e aggiornato dal prof. Saidbegov. La tecnica, da lui definita Riposizionamento Vertebrale e Articolare non Invasivo (RAVNI), si differenzia dagli altri per queste due ragioni sostanziali:
- Può essere applicato solo da specialisti, i neurologi e gli ortopedici, e medici che abbiano una lunga esperienza.
Occorrono non meno di 5-7 anni di tirocinio giornaliero perché un operatore possa divenire padrone della metodica.
- L’uso, nella manipolazione della schiena, delle cosiddette "leve corte", ossia delle apofisi vertebrali.
Il Metodo RAVNI consente all’operatore di intervenire sul focolaio patogeno fin dal primo giorno del trattamento e di curare, in contemporanea, tutta la colonna vertebrale e le diverse articolazioni in sofferenza.
Questo metodo viene impiegato con successo nella cura delle seguenti patologie:
- scoliosi,
- cifosi giovanile,
- artrosi delle articolazioni delle estremità inferiori e superiori,
- artrosi cervicale, del torace e lombo-sacrale,
- loro manifestazioni secondarie (cefalgie, cervicalgia, dorsalgia, lombalgia, lombo-sciatalgia, disturbi del flusso vascolare vertebro-basilare – sindrome arteria vertebrale, ecc.),
- discopatie,
- protrusione ed ernia (anche espulsa) del disco,
- periartrite delle articolazioni delle estremità,
- periartriti scapolo-omerali,
- epicondiliti,
- stiloiditi ecc.
La terapia inizia con uno studio particolareggiato dei risultati delle indagini strumentali, una visita neurologico-ortopedica completa, una diagnosi sullo stato patologico della colonna vertebrale o dell’articolazione usando una particolare sensibilità delle dita acquisita per pluriennale esperienza.
Lo scopo principale delle manipolazioni è lo sblocco (mobilizazione) del segmento vertebrale – sede della patologia, e di tutta la colonna vertebrale, la normalizzazione dei rapporti intervertebrali con l’eliminazione della deformazione delle capsule delle articolazioni intervertebrali e loro "sublussazione" per ripristinare i movimenti nel segmento vertebro-motorio e quindi l’eliminazione dell’infiammazione e del dolore.
La terapia ha come effetto il rilassamento di muscoli e tendini e il ripristino della funzione biomeccanica della colonna vertebrale. Grazie alle manipolazioni, migliora la circolazione del sangue, la circolazione linfatica, il metabolismo delle cellule non solo nel segmento dolente, ma lungo tutta la colonna vertebrale: il che a sua volta fa migliorare i processi metabolici nel tessuto cartilagineo, nonché attorno ai dischi e alle articolazioni.
Come si sa, nella patologia dei dischi intervertebrali dovuta al conflitto disco radicolare, avvengono i cambiamenti strutturali metabolici nei tessuti adiacenti, tendini, legamenti, muscoli neurosteofibrosi. Si agisce anche su queste formazioni.
Per quel che riguarda l’ernia del disco, il metodo permette di rimetterla a posto solo nel periodo acuto (prime ore – qualche volta primi giorni dall’uscita). Se è passato un lungo periodo dall’insorgenza dell’ernia, le manipolazioni manuali permettono di eliminare il processo infiammatorio intorno all’ernia, eliminare l’edema, far assorbire la parte liquida in essa formatasi con conseguente calcificazione dell’ernia stessa e la totale liberazione della radice del nervo compressa. Si avrà quindi l’eliminazione della sindrome lombosciatalgica e il ripristino della funzionalità dei segmenti vertebrali e di tutta la colonna.
La terapia è articolata in cicli di 10 sedute ciascuno, con cadenza giornaliera.
Durante ciascun ciclo di terapia manuale il paziente deve sospendere tutte le terapie eventualmente seguite, come ad esempio la fisioterapia e la ginnastica medica. E’ altrettanto opportuno che egli sospenda le pratiche sportive e si astenga dai lavori faticosi.
Al termine di ciascuna seduta terapeutica è buona norma osservare 20-30 minuti di riposo su un lettino.
Regole da osservare dopo ogni ciclo terapeutico
Lavorando in piedi
Chiunque faccia un lavoro in piedi, sia esso pittore, chirurgo, dentista, ingegnere, commesso o una casalinga davanti al tavolo di cucina o al lavello, deve stare attento affinché la sua schiena rimanga dritta.
Il carico sulla parte lombare potrà essere diminuito se ogni 15-20 minuti i piedi, alternati, vengono poggiati su un piccolo sgabello o piedistallo (foto 1).
Fa bene anche fingere ogni tanto di camminare pur senza muoversi dal posto, inspirare con le braccia tese verso l’alto, inarcando un paio di volte la schiena (foto 2).
Lavorando seduti
Chi svolge un lavoro sedentario come sarta, segretaria, autista, pilota d’aereo, programmatore etc. deve fare in modo che venga mantenuta la curva lombare (lordosi) mentre la schiena deve poggiare bene su una sottile (circa 8-10 cm) traversa dello schienale o cuscinetto.
Bisogna sedere con la schiena dritta senza inclinare la testa in avanti o flettere il tronco perché altrimenti molti muscoli, rimanendo tesi, si stancano rapidamente o si intorpidiscono.
Chi è di piccola statura deve usare un poggiapiedi.
L’altezza della sedia non deve essere superiore alla lunghezza della tibia, mentre la sua profondità non deve superare i due terzi dell’anca.
I gomiti devono trovarsi a livello della superficie principale del tavolo.
Qualora si debba leggere a lungo bisogna mettere un poggialibro per non dover flettere il tronco in avanti (vedi disegni).
Sollevando pesi
Se dovete alzare o spostare un peso evitate movimenti bruschi con torsione del tronco.
Non tenete il peso a braccia tese inclinate in avanti.
Non alzatelo stando con le gambe dritte e la schiena flessa (vedi foto 3).
Possibilmente distribuitelo equamente tra le due mani (vedi disegni). Anche il bambino va tenuto in braccio in maniera giusta (vedi disegni).
Chi porta da giovane delle borse a tracolla pesanti corre il rischio di subire una deviazione della colonna vertebrale dorsale (scoliosi).
I vantaggi del Metodo RAVNI
I vantaggi del metodo RAVNI sono:
- Le cure sono fisiologiche e non comportano l’uso di farmaci o interventi chirurgici;
- Rispetto ai metodi tradizionali il periodo di cure si riduce notevolmente;
- Il metodo corregge la funzione di tutta la colonna vertebrale che stimola la normalizazione del funzionamento degli organi interni e di tutto l’organismo.
- La possibilità di fare le cure in qualsiasi circostanza e in qualsiasi luogo;
- Il metodo (in caso di urgenze) non necessita di complicate analisi e di apparecchiature costose. Per la terapia occorre solo una superficie rialzata relativamente rigida;
- La guarigione completa o il miglioramento avviene nel 95% dei casi.
Le controindicazioni del metodo RAVNI
Le controindicazioni per il metodo RAVNI sono:
- le affezioni reumatiche (collagenopatie) delle articolazioni della colonna vertebrale,
- qualsiasi patologia oncologica,
- le malattie cardiovascolari nel periodo di scompenso,
- le malattie organiche del midollo spinale,
- la gravidanza,
- gravi forme di osteoporosi con rischio di frattura spontanea delle vertebre.